Il tipico gruppetto di deficienti in vacanza a Formentera si inoltra in una caverna, si perde e si prepara a morire male. Esatto, di fronte a un sole stupendo e a un mare che più azzurro non si può questi cinque coglioni dove vanno? In una caverna. E poi si lamentano che muoiono male. Dal momento che sono talmente deficienti non concederò loro la dignità di un nome ma li chiamerò con nomi che indicano i loro ruoli: Fighetta, Meno Figa, Fighetto, Sfigato e Totti. Totti in realtà dovrebbe chiamarsi Cameraman visto che è il cameraman visto che questo film è un found footage, ma visto che somiglia a Totti lo chiamo Totti e basta.
Somiglianze con The Descent: location e titolo (discesa, cadere, stessa area semantica). Differenze con The Descent: niente mostrilli, solo un paio di ratònes che regalano un cameo di rara espressività. Meglio o peggio di The Descent? Dipende se l’idea dei mostrilli vi era piaciuta o no, se provate più empatia con cinque figone americane o con cinco hijos de puta españoles, se volete per forza vedere un casino di sangue o no. Perché qui di sangue ce ne è pochino ma ci sono comunque una scena di omicidio, una di cannibalismo e tanta tensione ben raccontata dal regista Alfredo Montero e ben recitata dai cinque attori, per cui sinceramente non mi lamenterei. Poi io soffro di claustrofobia e in una caverna non ci entro nemmeno se mi pagate, perciò entrambi i film mi hanno fatto paurissima e mi sono piaciuti tantissimo; voi magari siete tutti speleologi e nei commenti verrete a menare il torrone facendo notare chissà quali incongruenze nella struttura della caverna, la consistenza delle stalattiti, la presenza di acqua e così via.
Il film parte con un “piange il telefono” decisamente sensato che ci offre anche una prospettiva temporale sull’accaduto: è ormai una settimana che nessuno ha notizie dei cinco amigos. Saranno ancora vivi? Evvai col flashback che ci spiega chi sono questi ragazzi, cioè cinque banalissimi ragazzi che vanno a fare banalissimo campeggio clandestino e si infilano in una caverna del cazzo e se leggete un sottinteso sessuale in “caverna del cazzo” vi sbagliate di grosso, qui non c’è molto da godere. Altrettanto sensata e interessante è la fase “piange la torcia” detta anche “piangono le batterie scariche” e piangono anche loro porqué sono rimasti al buio della cueva porqué haben la mierda en la cabeza.
Montero scrive (con Javier Gullon), dirige, monta, produce (con Sfigato e con Juan Gordon, quello di Celda 211), fa tutto molto bene, ma si concentra soprattutto su Sfigato, quello immaturo e rancoroso, l’unico che si vergogna a nuotare nudo e che non vede l’ora di farla pagare a Fighetta e Meno Figa in quanto ree di non dargliela. Cioè, Fighetta all’inizio la dà a Fighetto, ma Sfigato non se la prende con Fighetto, solo con Fighetta. E con Meno Figa perché è la mejor amiga de Figuetta quindi claramente es una puta anche lei. Quando le cose si mettono male Sfigato si impone e prende un po’ il ruolo di Richard Roxburgh in Sanctum, un altro film dal tema ”uscire vivi da stocazzo” recensito da me per ragioni catartiche, fa il capo crudél y prepotente ma anche espertone e razionale, solo che dopo poco si capisce che non è né espertone né razionale ma sta strippando anche lui come tutti. E vorrei vedere. Tolti Sfigato e Fighetta, da subito presentata come frignona rompicoglioni, la caratterizzazione dei personaggi scarseggia, ma d’altronde non potrebbe essere altrimenti: come lo caratterizzi un pirla? Come un pirla, punto. Totti filma e basta, Meno Figa e Fighetto stanno lì a fare numero. Fossero stati anche mas que cinco non sarebbe cambiato nada.
Il momento topico “cerra esta puta telecamera, cabròn” arriva praticamente all’inizio e va avanti ogni 5 minuti porqué todos los chicos hanno le loro paturnie da adolescenti; i cinco amigos la smettono per un po’ quando sprofondano nelle viscere della Terra e quindi è utile avere una documentazione che indichi più o meno da donde puta madre sono venuti, che que ostia de estrada devono prendere per tornare fuori. Totti esegue el su trabajo de cameraman con abnegazione e sangue freddo, soprattutto quando si tratta di filmare lo snodo più teso della storia: di fronte a disidratazione ed esaurimento (e al rilassamento delle normali regole etiche: tanto non ci vede nessuno, tanto più o meno stiamo crepando – la prigionia fisica come luogo della liberazione istintuale), los idiotes decidono di sacrificare uno di loro in modo da sopravvivere cibandosi del suo corpo ed è una sequenza realizzata decisamente bene. La modalità dell’omicidio, in particolare, è del tutto gratuita e rivela che oltre alla funzionalità del sacrificio ci sono anche precise dinamiche psicologiche in gioco.
Il secondo snodo avviene quando un membro del gruppo, per paura di essere sacrificato e pappato per secondo (anche qui in base a una gerarchia definita aprioristicamente), decide di fregare tutte le luci e telare per conto suo. Come? Dove? Si apre una lunga sequenza di fuga e caccia vista tutta attraverso il visore notturno della telecamera, quindi tutto verde e sfocato; complimenti a Montero per una scelta scomoda e visivamente frustrante ma estremamente efficace. Peccato non avere mantenuto la coerenza del found footage per gli ultimissimi secondi ma insomma, sono dettagli. Lo vedrete? Probabile, i diritti per le vendite sono già stati comprati. Comunque la storia è perfettamente comprensibile anche en el su languaje original, quindi se vi trovate en España per qualche motivo è possibile che lo troviate in sala. Se dovete per forza rintanarvi in uno spazio piccolo e buio, meglio un cinema che una caverna del cazzo.
DVD-Quote Suggerita
“Estos cinco cabrones se meritan los Darwin Awards”
Cicciolina Wertmüller, los400calchos.com